In Global Thinking ci piace pensare che se la parola «gentile» entrasse oltre che nel vocabolario anche nella vita di tutti i giorni, vivremmo in un mondo migliore. L’israeliana Sharon Barak è l’ingegnere chimico trentaseienne che ha inventato la plastica ecologica e, ci piace pensare a lei come una portavoce di quella rivoluzione gentile che dovrebbe spingerci a rispettare il mondo, la natura ed ogni essere vivente. In Israele Sharon Barak, già lavorava nel settore chimico e da poco tempo ha lanciato la sua start up Solutum Technologies Ltd, un’azienda che realizza prodotti utilizzando materiali innovativi ed ecologici che si spera possano rendere il mondo più pulito per noi e per le future generazioni.
Lo smaltimento della plastica, nonostante le soluzioni che si sono cercate in questi anni non è stato risolto e la plastica continua a far soffrire in modo particolare l’intero ecosistema marino. La portata del disastro ambientale è enorme visto che ogni anno finiscono in mare 8 milioni di tonnellate di plastica, di cui un 30% rimane in superficie e la parte restante finisce spesso per intrappolare addirittura ingerito dalla fauna marina. Si stima che se non dovesse cambiare il trend, entro il 2050 avremo negli oceani e nei nostri mari più plastica che fauna marina. L’importanza di questi temi per l’umanità è stata riconosciuta anche dalle Nazioni Unite, che hanno inserito il pianeta blu tra gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU; il Goal 14 infatti si occupa di “Conservare e utilizzare in modo durevole, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile”. L’obiettivo delle Nazioni Unite è quello di prevenire e ridurre in modo significativo ogni forma di inquinamento marino, quindi anche quello dei materiali in plastica, entro il 2025.
Sharon Barak è diventata anche la mente di Solutum Ltd, una società innovativa che fa plastica idrosolubile. Sharon Barack, per i suoi meriti professionali, è entrata nel 2019 nella lista dei Global shakers (lista mondiale di persone che stanno davvero facendo cose importanti per cambiare il mondo). Nel 2017 ha fondato la Solutum, start up innovativa che ha vinto nel 2018 il primo premio al Mass Challenge Impact, una competizione che individua e sostiene imprese di tutto il mondo che si impegnano nel cercare di risolvere le grandi sfide dell’umanità. Dopo tanta ricerca, la soluzione ha visto finalmente la luce nel 2020: un nuovo materiale che sembra plastica ma che in realtà è costituito solo da componenti naturali che si sciolgono in acqua dopo l’utilizzo e che è stato dimostrato che possono addirittura essere bevuti.
Come spiegato sul sito della Solutum, il team ha sviluppato un composto unico ed ecologico, che può essere prodotto attraverso i macchinari con cui si produce la plastica, consentendo però anche una riduzione dei costi di produzione. Per fabbricare questo materiale innovativo non sono necessari processi particolarmente complessi e soprattutto non richiede l’utilizzo di prodotti chimici. Basti pensare che mentre la nostra plastica impiega quasi 100 anni per essere smaltita, la “plastica” di Sharon Barak si scioglie nell’acqua in un tempo brevissimo. Un quesito inevitabile riguarda la possibilità che il composto del contenitore entrando in contatto con i liquidi che contiene, rischi di sciogliersi. Proprio per questa ragione sono in corso test dai quali già oggi risulta che la plastica biodegradabile può essere utilizzata per i cibi secchi e che al momento c’è anche la possibilità di controllare il tempo di scioglimento del materiale.