L’analisi odierna del Financial Corner si concentra soprattutto sulle conseguenze economiche della guerra scatenata dal dittatore russo. Lo scenario, mentre i rappresentanti delle due diplomazie sono seduti intorno ad un tavolo, è in continua evoluzione e in attesa di sviluppi vogliamo rivolgere la nostra attenzione a ciò che potrebbe accadere alle economie dei due paesi ed alle probabili ripercussioni per i loro principali partner economici. I contesti economici di Russia e Ucraina sono cambiati significativamente dall’annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014. Entrambi i Paesi, quando scoppiò quella crisi, avevano un debito pubblico importante, che ha li costrinse negli anni successivi ad un doloroso aggiustamento dei conti pubblici. L’Ucraina alla fine non ha adempiuto ai suoi obblighi ed è entrata in un programma del FMI, mentre il rublo russo ha perso circa la metà del suo valore nel 2014, poiché la caduta dei prezzi del petrolio ha aggravato l’impatto delle sanzioni occidentali. Ma entrambe le economie sono ora in una situazione decisamente migliore per affrontare le ricadute economiche di qualsiasi potenziale escalation. Questo conta non solo per una valutazione dei rischi, ma anche perché cambia la politica e le opzioni strategiche disponibili per la Russia e l’Ucraina, così come per l’Occidente.
Le sanzioni imposte alla Russia dopo l’annessione della Crimea avevano preso di mira il finanziamento di entità chiave nel settore finanziario, dell’energia e della difesa. Anche se le attuali condizioni commerciali della Russia sono simili a quelle del 2014, il rublo in termini reali è ancora più debole del 20%. Sebbene l’economia russa sia cresciuta rispetto al 2014 in termini reali, la domanda interna è ancora a livelli precedente al 2014. Di conseguenza, la crescita cumulativa del PIL in questo periodo è positiva solo perché le esportazioni sono state del 17% più alte in termini reali nel 2019 rispetto al 2014, e il deprezzamento reale del rublo ha portato la quota delle importazioni nel PIL a diminuire in termini reali. La cosa più importante è che il ruolo dello Stato Russo nell’economia e nella società si è ampliato notevolmente.
In questi ultimi anni la Russia è diventata più resiliente. Il settore pubblico in generale, compresa la Banca centrale della Russia (CBR), il settore industriale e il settore finanziario sono creditori esterni netti. La CBR ha più di 630 miliardi di dollari in riserve, sufficienti a sostenere tre quarti di M2. Per effetto della crescita trainata dalle esportazioni, il surplus delle partite correnti è salito da meno del 2% del PIL nel 2014 a circa il 9% del PIL nel 2021, lasciando sostanziali riserve di risparmio in eccesso che possono essere sfruttate in caso di necessità. Il sistema bancario russo tra l’altro si è notevolmente consolidato, riducendo le inefficienze del passato.
La Russia è anche diventata ampiamente indipendente dai finanziamenti esteri e sia le imprese russe che il governo sono preparate a potenziali shock futuri come ad esempio l’impossibilità di effettuare transazioni in dollari, il cui utilizzo è diminuito drasticamente. Il ministero delle finanze non detiene più attività denominate in dollari nel suo fondo petrolifero, e la CBR ha anche ridotto la quota di dollari nelle sue riserve della metà, a circa il 20%, poiché l’euro e in misura minore il CNY, sono diventati le alternative preferite. Oltre a denominare attivamente i contratti in diverse valute, molte aziende e banche russe ora includono abitualmente clausole nei contratti che stabiliscono l’uso di un’altra valuta per il regolamento nel caso in cui l’USD non possa essere utilizzato. La Russia ha anche accelerato l’uso delle proprie carte di pagamento, come Mir, così come il proprio servizio di messaggistica SWIFT-like System for Transfer of Financial Messages (SPFS). Tuttavia, entrambi attualmente operano a livello nazionale, restando vulnerabili a potenziali frizioni su eventuali transazioni transfrontaliere in altre valute.
Anche l’economia ucraina è anche cambiata notevolmente dal 2014 ed oggi è molto meno dipendente dal sostegno estero. In particolare, prima del 2014, l’Ucraina gestiva deficit gemelli considerevoli, puntando al tasso di cambio, il che lasciava il paese vulnerabile a prescindere dallo shock geopolitico che aveva subito. Ma da allora si sono verificati quattro grandi cambiamenti che hanno reso l’Ucraina più resistente agli shock esterni: 1) così come la Russia, ha un cambio fluttuante e un regime flessibile di targeting dell’inflazione; 2) consolidamento fiscale. 3) pulizia e ricapitalizzazione del settore bancario. 4) una diversificazione della bilancia commerciale e tra l’altro l’Ucraina non importa più gas dalla Russia.
L’effetto di queste politiche ha fatto si che il debito pubblico ucraino sia sceso da un picco dell’85% del PIL nel 2015 al 50% del PIL nel 2019, le riserve in valuta estera nello stesso periodo sono più che raddoppiate e la crescita è stata costante a circa il 2,5-3%. E mentre in passato, gli shock esterni tendevano ad essere accompagnati da fughe di capitali, oggi grazie al tasso di cambio flessibile dell’Ucraina, al settore bancario ben capitalizzato e alla considerevole quantità di riserve tale rischio si è quindi ridotto significativamente.
L’unico tema a non essere cambiato granchè dal 2014 è la dipendenza del resto del mondo da Russia ed Ucraina per la fornitura di numerose materie prime. Insieme i due paesi, producono ad esempio, il 15-20% della produzione globale dei principali cereali. La Russia è anche un importante esportatore globale di idrocarburi e della maggior parte dei metalli industriali. Data la rigidità dei mercati mondiali delle materie prime, qualsiasi interruzione delle esportazioni di queste regioni è destinata ad avere un grande impatto sui mercati delle materie prime.
La maggiore solidità economica della Russia e dell’Ucraina, combinata con la dipendenza del mondo dalle loro esportazioni di materie prime, ha implicazioni significative per le opzioni strategiche disponibili per i diversi paesi nel conflitto in corso. Anche se i governi occidentali hanno iniziato a lanciare delle sanzioni, il loro impatto è incerto. Ulteriori sanzioni occidentali sui finanziamenti esteri non avranno probabilmente un effetto significativo sulla Russia. Le sanzioni sulle esportazioni russe porterebbero a sostanziali costi a breve termine nel resto del mondo attraverso l’aumento dei prezzi delle materie prime, mentre l’equilibrio della bilancia dei pagamenti della Russia probabilmente smorzerebbe l’impatto sulla sua economia. Tagliare le banche russe fuori dal sistema di pagamento internazionale sarà probabilmente molto doloroso per la Russia, ma i costi potrebbero riversarsi sui mercati delle materie prime. Le sanzioni meno gravose per l’Occidente saranno probabilmente quelle mirate alle esportazioni verso la Russia, simili a quelle che vennero adottate durante la guerra fredda, così come pure le restrizioni per l’accesso ai software e agli hardware. Queste misure probabilmente potrebbero creare disagi alla Russia, data la sua dipendenza dall’Occidente per la maggior parte dei beni capitali e tecnologici. Tuttavia, sarà difficile adottare tali sanzioni in modo mirato come avvenne nel 2014. L’introduzione di sanzioni significative richiederà quindi che l’Occidente sia disposto ad accettare costi significativamente più alti.